FCA è nuovamente messa alle corde dalle polemiche, stavolta abbiamo due parole d’ordine: 500e e greenwashing. Apparentemente tutto potrebbe sembrare complicato eppure è molto più semplice del previsto. Gli americani accusano FCA e Fiat nello specifico di voler ripulire l’immagine dei marchi grazie a sapienti operazioni di elettrificazione. La 500e sarebbe la prova definitiva del greenwashing stando a ciò che dicono da oltre oceano. Ma facciamo chiarezza. Per greenwashing gli americani intendono un processo che ha lo scopo di ripulire l’immagine dell’azienda producendo delle vetture ecosostenibili al 100%, dunque green. L’accusa in parte ha del vero.

500e

FCA negli anni scorsi non ha fatto niente per dimostrare la sua “anima green” e ultimamente invece accelera i tempi. Sotto esame però c’è un video che vede due protagonisti: la 500e e il capo marketing di FCA Olivier François. A quanto pare qualche mese fa proprio Francois si era schierato pesantemente dalla parte di Trump nel contrastare le restrizioni imposte dall’ente californiano per l’ambiente. Questo avrebbe scatenato in molti americani una sensazione di incertezza nei confronti di FCA, colpevole di aver cambiato idea solo perché le conveniva per per le sorti del gruppo. FCA con questi nuovi progetti green vuole “presentarsi” al mondo come paladina dell’ecosostenibilità quando concretamente è schierata sul fronte opposto.

500e

In USA non dimenticano e ora dubitano della lealtà del brand. A rafforzare le critiche ci pensa proprio Francois che si espone alle accuse di greenwashing parlando della 500e come di un prodotto nato dall’esigenza di calmare i bollenti spiriti dell’UE impegnata nella lotta all’inquinamento. Insomma non siamo nuovi a trovate del genere da parte delle grandi case automobilistiche. La 500e potrebbe essere l’ennesima soluzione per abbassare le emissioni totali di un gruppo mantenendo così alcuni modelli in listino. Un discorso analogo ha visto Audi come protagonista qualche mese fa (ve ne parlo qui). È un dato di fatto comunque che si tratta di un mezzo passo falso che FCA non avrebbe dovuto compiere. In questo modo espone la sua neonata 500e alle critiche dei detrattori che come spesso accade potrebbero influenzare le vendite.

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Resto comunque dell’avviso che questa sia una soluzione adottata da molti costruttori quindi c’è poco di cui preoccuparsi. L’idea che i grandi colossi producano vetture elettriche per amore dell’ambiente è un’enorme bugia. Concretamente lo fanno per abbassare le emissioni del brand e difendersi dalle aspre sanzioni alle quali andrebbero in contro. Suzuki ne sa qualcosa. Costretta a ritirare la sua Jimny dal mercato europeo, ma questa è un’altra storia di cui vi parlo qui.

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La stessa Volkswagen indimenticata per gli scandali americani persevera nel produrre vetture più o meno elettriche come escamotage burocratico. Basti pensare alle Golf GTE o e-Golf invisibili in strada ma portabandiere del greenwashing come tradizione. Insomma non è ancora in vendita che già la 500e fa parlare di se. Staremo a vedere, FCA quasi sicuramente non risponderà alle accuse ma di certo investirà tempo e denaro per ripulire l’immagine di brand ormai nel mirino dei più scettici.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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