Al Festival Automobile International 2020 di Parigi è stata svelata la Alpine A110 SportsX. La show-car che propone, in salsa francese, una soluzione alternativa per mettere le ruote fuori dall’asfalto.
Esattamente come per la Huracán Sterrato, la prima cosa che viene da pensare vedendo la (bellissima) Alpine A110 SportsX è che sembra “macchinina telecomandata”.
Con ovvi rimandi all’antenata che trionfò al Rally di Montecarlo del ’73 ed alla moda di rialzare qualsiasi cosa abbia le ruote. Questa berlinetta rialzata si presenta irrobustita ed ingrandita; “à la page” con le tendenze di questi anni (ormai) ’20.
Più alta di ben 6 centimetri rispetto alla versione “normale” e con una carrozzeria più larga di 8. Dotata di paracolpi sotto i paraurti e sui passaruota, è stata svelata al pubblico con il portasci (e gli sci) quasi a voler onorare la “montanarità” del suo stesso nome; Alpine.
La A110 SportsX è, per il momento, un puro esercizio di stile. E’ un esemplare unico. Mi sento però di azzardare che in caso di riscontro positivo da parte del pubblico possa essere in futuro proposta sul mercato. In fondo a parte l’estetica che strizza l’occhio alla versione Rally, è meccanicamente identica alla A110; con il suo 1.8 da 252 CV che spingendo i suoi 1100kg scarsi ha imparato a farsi amare praticamente da tutti.
Personalmente mi piace la Alpine A110 SportsX, esattamente come a modo suo mi piacque, nella sua assurdità, la Huracán Sterrato.
Mi piace perché non vuole far finta di essere sportiva. Pur essendo tutt’altro (come fanno auto da famiglia che utilizzano nomi o marchi evocativi) ma, con i suoi due posti secchi e le piccole dimensioni, si avvicina ai desideri di molti pur rimanendo per pochi.
Certo che con l’assetto così rialzato, il conseguente – seppur contenuto – aumento di peso che ne risulterà, sarà necessariamente l’ara sacrificale sulla quale rinunciare ad una parte delle prestazioni assolute. Per contro è anche vero che la Alpine A110 SportsX si rivolgerà ad un tipo di pubblico sì sportivo e che ci si divertirà sulle strade di qualche passo, ça va sans dire, alpino ma che la comunque non la porterà in pista. Non è infatti nata per cercare la traiettoria perfetta per limare quei decimi che non ci fanno dormire bene la notte.
Il proliferare della moda delle macchine “pronto uso su strada bianca” (nel caso dei SUV non si può parlare certo di off road) mi porta alla mente un’inevitabile quesito. Le nostre vite sono diventate così omologate e noiose da richiedere che le macchine, almeno all’apparenza, possano illuderci di vivere avventure memorabili o le strade sono così pessime da richiedere corse maggiorate delle sospensioni?
Sicuramente in entrambe le risposte c’è del vero ma è anche quasi una certezza che fuori dalla vecchia Europa e dalle zone più popolate degli Stati Uniti c’è un intero mondo dove le strade non sono certo asfaltate come un circuito di Formula 1 e uniformare il gusto dei consumatori porta innegabili vantaggi nelle tasche dei costruttori, sempre più pressati dalle multe europee sulle emissioni (nel nome delle quali è già stata sacrificata la Suzuki Jimny), per poter affrontare questi tempi così duri che vengono dopo la grande recessione del 2008 e poco prima della – costosissima – rivoluzione della mobilità che ci porterà tutti a viaggiare su “spostagente” a pile che curvano da sole e che anziché impegnarci nella loro conduzione ci intratterranno con Netflix dentro schermi sempre più grandi.
Allora non facciamoci troppe domande. Godiamoci queste ultime, irrazionali follie a benzina, siano esse per la pista, la città, l’aperitivo, per lo sterrato o per le strade… Alpine.