Oggi vi racontiamo una storia diversa, una storia di un uomo che potremmo soprannominare, con rispetto, un Manico Pesante. Quest’uomo, anzi ragazzo – ché all’epoca aveva ventiquattro anni – si chiamava Charles “Chuck” Yeager, ed un 14 ottobre qualsiasi del 1947, nel totale silenzio mediatico, infrangeva per la prima volta la velocità del suono a bordo di un Bell X1 arancione chiamato in onore della moglie “Glamorous Glennis”.
Erano anni in cui i motori a pistoni ancora imperavano in aeronautica e Chuck, che a 19 anni entrò nell’US Air Force come semplice aviere, a vent’anni già combatteva sul fronte occidentale abbattendo 11 aerei nemici a bordo di una macchina volante chiamata P51 Mustang, come la Ford che arrivò anni dopo. Un caccia con un motore Allison V12 28 mila di cilindrata da 1150 cavalli che andava in volo livellato a circa 640 km/h, circa la metà di quelli necessari per raggiungere la velocità del suono al livello del mare e a 15 gradi di temperatura. Il 5 marzo del ’44, durante una battaglia, Yeager fu abbattuto ma sopravvisse con l’aiuto della resistenza francese, il Maquis, che lo fece fuggire in Spagna. Rientrato in Inghilterra dov’era basato, fu riassegnato al combattimento aereo.
Dopo la guerra Chuck diventò pilota collaudatore e fu incaricato anche di provare degli innovativi aerei a propulsione a razzo per conto della National Advisory Committee for Aeronautics, NACA, oggi NASA.
L’occasione per entrare definitivamente nella Storia si presentò a Chuck perché Goodlin, il collaudatore della Bell Aircraft (oggi Bell Helicopters) chiese 150 mila dollari (1,7 milioni al cambio attuale) per tentare di infrangere il muro del suono. La USAF non ci pensò troppo e chiamò Yeager.
Due sere prima del volo del 14 ottobre, Chuck cadde da cavallo e si ruppe due costole. Consapevole del fatto che l’incidente lo avrebbe fatto rimuovere dalla missione, andò da un dottore civile per le cure più immediate e, a parte la moglie Glennis che era con lui, informò dell’incidente solo il suo amico e collega Jack Ridley che mantenne l’informazione per sé.
“Non ci si concentra sui rischi, ci si concentra sul risultato. Nessun rischio è abbastanza grande da impedire che un compito indispensabile venga svolto” C. Yeager.
Il giorno della missione il dolore era così forte che non riusciva a chiudere la porta della cabina di pilotaggio dell’X1 e dovette costruire un leveraggio aggiuntivo con un manico di scopa per fare meno fatica.
Ancorato all’interno del compartimento bombe di un B29, Chuck fu lanciato in volo sopra il Deserto del Mojave. Il propulsore a razzo che spingeva il piccolo aereo arancione “targato” 46-062 lo portò in pochi secondi a 45 mila piedi (13,700 metri, un po’ più alto di un volo di linea) e mach 1,06 che a quella quota corrispondeva a 1100 km/h. Un aereo di linea oggi vola mediamente tra mach 0,76 e mach 0,85. Era il 1947.
Dopo aver consumato tutto il carburante del razzo il motore si spense e Chuck portò il Bell X1 in planata fino all’atterraggio sulla pianura salata del Rogers Dry Lake.
La notizia fu tenuta segreta fino a metà 1948 ma “Aviation Week & Space Technology” famosa rivista specializzata in aerospazio, pubblicò insieme con il “Los Angeles Times” il “leak” in un trafiletto del numero di dicembre del 1947. La USAF minacciò azioni legali che però non furono intraprese.
L’X1 “Glamorous Glennis” è esposto permanentemente allo Smithsonian National Air and Space Museum di Washington DC, museo vastissimo e gratuito nel centro della capitale americana.
Chuck andò avanti a scrivere la storia dell’aviazione battendo altri record. Fu il primo americano a volare il MIG 15 (portato in Korea del Sud dal pilota No Kum-sok, poi naturalizzato americano) e nel 1953 fu coinvolto dalla USAF nel progetto X-1A, un aereo progettato per passare i mach 2 in volo livellato. Lo stesso anno però il team della US Navy con il suo aereo sperimentale D-558-II Skyrocket ed il pilota NACA Scott Crossfield furono i primi a passare i Mach 2. Ridley e Yeager però non la digerirono e organizzarono una serie di voli sperimentali chiamati “Operation NACA weep” (che possiamo tradurre come “operazione per far piangere la NACA”) per battere il record di Crossfield. Ci riuscirono: raggiunsero mach 2,44 in tempo per le celebrazioni dei 50 anni del volo, rovinando la festa a Crossfield che aspettava di essere celebrato come “il più veloce uomo vivente”.
Durante l’operazione però Chuck ebbe un incidente: appena superato Mach 2,44 il fenomeno allora poco conosciuto dell’accoppiamento inerziale, fece perdere il controllo dell’aereo a Yeager a 24 chilometri di altezza. L’aereo con rollio, beccheggio ed imbardata fuori controllo perse 16 mila metri in meno di un minuto (un aereo di linea scende normalmente da 11 mila metri in mezz’ora). Chuck riprese il controllo a 8000 metri ed atterrò senza ulteriori incidenti. Per questo fu insignito della Army Distinguished Service Medal.
Yeager poi tornò alla carriera militare, assegnato in Germania e Pakistan per poi ritirarsi dall’Air Force il 1 marzo del 1975. Nel 1983 ha interpretato “Fred” nel film “Uomini Veri” (the Right Stuff) e durante tutti gli anni ’80 è stato testimonial AC Delco, la divisione ricambi originali di General Motors. Nel 1986 ha guidato la Corvette usata come Pace Car per la settantesima Indianapolis 500 e nel 1988 di nuovo ma al volante della Oldsmobile Cutlass Supreme.
Il 7 dicembre 2020 in un ospedale di Los Angeles Chuck ci ha lasciati all’età di 97 anni. Abbiamo voluto raccontarvi di Chuck Yeager perché la sua è una storia di coraggio, di passione per i motori e per la velocità. Che siano l’Allison V12 del P51 Mustang, il V8 della Cutlass o quello a razzo del Bell X-1 poco importa. Sono gli stessi cuori meccanici che ci appassionano a tutti e che con il loro sound o le loro prestazioni sanno dare per noi appassionati e Piedi Pesanti un senso anche alla peggiore delle giornate.
Cieli blu, Chuck.