È passato poco tempo dalla tanto discussa fusione tra FCA e PSA, ma in Italia a far parlare sono due importanti addii. Alfa Romeo e Maserati salutano due fiori all’occhiello della tradizione automobilistica italiana. Una coupé, tanto grintosa quanto affascinante, ovvero la piccola 4C, e una elegantissima ma spietata GT, la GranTurismo appunto. Ma prima di parlarvi di cosa sta succedendo è giusto dirvi che le due sportive affronteranno il pensionamento in un modo completamente diverso.Come la più gloriosa delle anziane, la 4C dopo circa 6 anni di onorata carriera, va a godersi la vecchiaia all’estero. Al caldo o al freddo non fa differenza, ciò che è certo è l’addio al mercato Europeo e quindi anche italiano. FCA ritiene che la 4C possa ancora esprimere il suo potenziale in mercati a noi lontani, e per noi “comuni italiani” l’unica scelta ricade su un usato sicuro. Vedo ultimamente molte testate giornalistiche e molti “esperti del settore” riempirsi la bocca di elogi e saluti affettuosi nei confronti della 4C. Gli stessi che pochi anni fa la ritenevano obsoleta, senza servosterzo, spartana e non competitiva, ora ne tessono le lodi. Triste, forse ancor più triste della sua assenza dal bel paese. Eh si, perché in fondo, della 4C ne sentono già la mancanza, ma di fatto sono stati proprio loro a condannare la Coupé marchiata Alfa Romeo. Cavalcano l’onda dell’informazione, e rimpiangono il prodotto che fino a un mese fa non avevano mai compreso. Poche storie, in un panorama automobilistico così banale e ripetitivo, per anni la 4C ha rappresentato l’alternativa alle tedesche più blasonate e soprattutto più vendute. Un’auto dalle intenzioni chiarissime: mettere al centro dell’attenzione il pilota, facendogli sentire tutto, dalla fatica, alla meccanica. Facendogli provare emozioni, che comuni mortali difficilmente provano per quel prezzo. Molti leggendo questo articolo diranno: “vabbè c’è anche la Lotus”. Bravi, la penso esattamente come voi, ma la 4C, è stata e rimane tutt’ora qualcosa di più esclusivo e particolare. Una vettura con un carattere tutto suo, e a poco servono le critiche di chi urla al plagio verso la Elise, perché da nessuna parte c’è scritto che le coupè leggere devono essere solo Made in GB. Siamo quindi, almeno in Italia, al capezzale di una piccola supercar incomprese, bistrattata dalla stampa che raramente ha avuto il coraggio di elogiarla per ciò che ha rappresentato. Eppure la 4C si è difesa, eccome se si è difesa. Ha dimostrato in numerose occasioni di essere prestazionalmente superiore a molte delle sue competitor, e le poche che le stavano davanti non hanno mai avuto la sua classe.Ebbene, lo confesso, ma ormai lo avrete capito, a me la 4C è sempre piaciuta parecchio, e non posso nascondere un po’ di rabbia e tristezza per l’inglorioso epilogo finale. Uscirà di scena quasi nel silenzio; maltrattata, forse, anche da chi ha avuto il coraggio di metterla al mondo e che adesso non ha tempo per una serie limitata d’addio. Peccato. A Modena, negli stabilimenti Maserati, continuerà la produzione delle 4C straniere, e nel frattempo quelle sul suolo italiano iniziano a rivalutarsi economicamente per la gioia dei pochi possessori. Sorte diversa, quasi opposta è toccata alla Maserati Granturismo. 12 anni, 40 mila esemplari tra coupè e cabrio, per una delle auto più belle di tutti i tempi. Ogni volta che penso a una GranTurismo la mente inevitabilmente si concentra su una melodia tanto rauca quanto feroce. Il latrato di una bestia rara. Rara, e destinata diventare unica, perché di V8 che parlano in questo modo ne esistono davvero pochi, e poco importa se in pista non è la più veloce. Ma torniamo alla sua sorte, che rimane fulcro del mio discorso.La GranTurismo, in modo analogo alla 4C, andrà in pensione, ma al contrario della coupè del biscione, riceverà un ultimo saluto, tanto esclusivo quanto rivelatore del futuro. Si chiama GranTurismo Zéda l’ultima versione della tanto amata GT. Zéda in emiliano significa Zeta, la fine, l’ultima lettera dell’alfabeto, l’ultima espressione della Granturismo così come abbiamo imparato ad amarla. Ma Zéda è una parola che termina con la A, l’inizio, che mai come ora è segno di svolta totale per Maserati. Basta uno sguardo veloce per capire che la Zéda porta in grembo tutta la storia del tridente.È come la tela di un pittore che esprime tutto il suo stile e la sua raffinatezza. La descriverei dal posteriore che, solitamente ha un ruolo secondario nella visione di una autovettura ma che in questo caso rappresenta molto di più. Le linee sono quelle che ogni vero appassionato conosce a memoria, i colori invece lasciano basiti. La coda infatti veste un colore chiaro, satinato, con un voluto effetto grezzo che richiama alla costruzione artigianale e al passato Maserati. Si prosegue con la prospettiva laterale che abbandona il colore chiaro della coda in favore di un grigio dapprima sbiadito poi sempre più intenso e profondo che muta in un bel elettrico tipico della casa del Tridente.È tutto; è il passaggio da passato a futuro. Un futuro radioso, frizzante, tradizionale, come il blu, ma anche elettrico e futuristico. Maserati aprirà un capitolo completamente nuovo della sua storia con veicoli tanto esclusivi quanto al passo con i tempi. Auto che sanno far sognare anche in ottica tecnologica. La nuova Alfieri, ormai in cantiere da qualche anno beneficerà al meglio di tutta questa innovazione, e noi non vediamo l’ora di vederla in azione. A malincuore è arrivato il momento di salutare due pezzi di storia, cultura e arte tanto rappresentativi, ma siamo certi che le future controparti sapranno farci battere il cuore, e chissà, magari sapranno anche conquistare tutti i polemici che fino a qualche giorno fa detestavano così tanto il gioiellino tricolore.
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