Il Parco Nazionale del Pollino è per me una sorta di giardino di casa. Pochi chilometri e mi trovo immerso nel verde più totale. Ecco allora che un primo pomeriggio domenicale può diventare piacevole e rinfrescante allo stesso tempo. L’idea è semplice, saltare in sella alla mia Ducati Multistrada 1260S e dirigermi in montagna.

Inizialmente avevo preventivato una dozzina di chilometri, ma la piacevolezza di questo giro ne ha prodotti molti di più. Partenza Rotonda, il mio paesino immerso nel Parco Nazionale del Pollino, direzione Visitone e poi da li si vedrà. La prima tappa è Piano Pedarreto, dove il rifugio Fasanelli e la Statua di Sant’Antonio da Padova dominano la scena. In questo periodo dell’anno c’è fermento, ed è facilmente percepibile. Nei prossimi giorni infatti si celebrerà il rito arboreo in onore di Sant’Antonio, quindi la “montagna” diventa meta di turisti e devoti che celebrano il santo e la bellezza del Pollino.

Proseguiamo ora in direzione Piano Ruggio, dove un’ampia vallata viene quotidianamente battuta da mandrie di mucche al pascolo che impreziosiscono lo scenario. Non mancano anche qui turisti, motociclisti e qualche venditore di prodotti tipici del Pollino. Una sosta sarebbe d’obbligo, ma la voglia di rimanere in sella mi spinge per le strette stradine che portano a Piano Visitone dopo aver goduto del fresco che il sottobosco sa offrire.

Da qui in poi cari amici lettori vi lascio al video; sappiate solo che qualche deviazione mi porterà a San Severino Lucano, Chiaromonte, Episcopia, Agromonte e Castelluccio. Quasi 100 km immerso nel lussureggiante verde lucano che risponde al nome di Parco Nazionale del Pollino.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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