Una Alfa Romeo 156 2.5 V6 suscita in ogni osservatore la stessa domanda: ha il Busso? Già perché per gli appassionati le creature del leggendario Giuseppe Busso non sono mai passate di moda. Vedere nel 2024 una Alfa Romeo 156 2.5 V6 ha suscitato anche in me qualcosa di particolare. In primis non mi aspettavo di poter passare con lei tutto questo tempo (il video che trovate qui sotto chiarirà questa frase) e in secondo luogo non pensavo ne esistessero ancora di così belle.

Già, perché nel corso degli anni, la sorella sfortunata della GTA non è che abbia riscosso grande successo. Anzi. Tutti hanno sempre visto le Alfa Romeo 156 2.5 V6 come l’anello debole dei 6 cilindri, una sorta di rinuncia nei confronti della versione più estrema spinta dal 3.2 sempre V6. NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO. Fin dal momento del suo debutto la casa del Biscione ha descritto la sua 2.5 V6 come una giusta via di mezzo tra le versioni a 4 cilindri e la punta di diamante GTA. L’idea non era quella di creare una GTA meno performante, quanto piuttosto una sei cilindri che potesse soddisfare palati fini senza dichiarare troppa aggressività o cattiveria. Una di quelle auto capaci di fare km su km senza stancare e senza stancarsi.

Alfa Romeo 156 v6 2.5

Altro che sorella sfortunata, la Alfa Romeo 156 2.5 V6 ha le idee chiarissime

Qualche decennio dopo, possiamo affermare che l’intento del marchio italiano era decisamente nobile. Non tutti gli alfisti volevano e potevano lanciarsi su una GTA, ma perché privarli del piacere di guida di una italiana a 6 cilindri? Ecco allora che la Alfa Romeo 156 2.5 V6 sfodera i suoi assi. Col senno di poi possiamo anche affermare che le differenze seppur marcate tra 2.5 V6 e GTA non è che fossero “risolutive”. Purtroppo la concorrenza già faceva molto molto meglio, offrendo prestazioni ben distanti da quelle della 3.2 GTA. Ciò non toglie che sia un’opera magnifica e straordinaria, ma proprio questo eccesso di amore e di passione non può rendermi cieco.

Alfa Romeo 156 v6 2.5

Provate a dirle che è lenta, potreste pentirvene!

In questo contesto allora la Alfa Romeo 156 2.5 V6 può dire la sua senza dichiarare guerra a nessuno e senza ostentare prestazioni che fondamentalmente le auto del Biscione di quel periodo non hanno. Con poco più di 190 cavalli e 220 nm di coppia l’italiana scatta da 0-100 in circa 7,6 secondi (7.2 il dichiarato quasi irraggiungibile) e corre oltre i 230 km/h. Insomma prestazioni di un certo interesse senza scomodare chi i numeri li tratta per davvero. La Alfa Romeo 2.5 V6 però sa farsi amare e apprezzare per fluidità, comodità, precisione dello sterzo. È stata e potrebbe essere un’ottima auto da famiglia con quel pizzico di personalità che non guasta mai. Se poi trovate il meccanico che sa metterci le mani le cose migliorano a dismisura, ma non è questo il momento giusto per trattare questo tema.

Alfa Romeo 156 v6 2.5

Ecco quindi che quando mi è stato chiesto di usarne per qualche tempo non mi sono affatto tirato indietro, anzi. Ho colto la palla al balzo e ho beneficiato delle emozioni che una splendida Alfa Romeo 156 2.5 V6 Sportwagon ha saputo donarmi. A dominare la scena è naturalmente il Busso, il cui carattere è enfatizzato dai terminali di scarico Supersprint che donano giustizia al latrato italiano. Questa versione decisamente votata alla sportività sa coniugare bene spazio e design come poche auto al mondo. Difficile osservandola trovarle un difetto che possa far storcere il naso.

Alfa Romeo 156 v6 2.5

La versione Sportwagon è per me il canto del cigno

Andrò controcorrente ma la versione Sportwagon rimane per me la più affascinante e grintosa. “Roba da intenditori” come direbbe qualcuno, ma non mi reputo tale. L’equilibrio della Alfa Romeo 156 2.5 V6 mi ha messo voglia di GTA, il che è assurdo considerando che avrebbe dovuto fare l’esatto opposto. Eppure le Alfa sono così: non di certo esenti da difetti, ma sempre cariche di fascino.

Non mi dilungherò oltre, ho già detto troppo. Vi lascio però al video completo che trovate sul canale e nel primo riquadro di questo articolo. Ditemi cosa ne pensate nei commenti del video. Vi aspetto.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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