Ho finalmente toccato con mano la nuova Alfa Romeo Junior. Signori esordisco così, senza mezze misure e senza preamboli spesso utilizzati in tali occasioni. Sono andato, e per il resto di questo articolo vorrei andare, dritto al sodo. Vorrei fare esattamente ciò che non ha fatto Stellantis, ovvero andare al sodo senza distrazioni. La mia esperienza con l’Alfa Romeo Junior inizia già con qualche perplessità. Entro in uno dei più grandi concessionari Stellantis delle mie parti (la mia zona di confine tra Calabria e Basilicata ha poco da offrire in tal senso, ma nel caso specifico speravo di cavarmela) e vengo accolto dal silenzio tombale di due pericolosi intellettuali persi nelle comode poltrone della loro scrivania con gli smartphone in mano.

Alfa Romeo Junior

Esordisco come d’abitudine con un rombante buonasera, al quale segue un quasi infastidito “Ciao, Ciao” in stile Cetto La Qualunque. Iniziamo bene. Avendo già avuto esperienze simili, a volte anche peggiori, sorvolo, e procedo verso l’area espositiva. Non vi nego però che mi sono sentito come un pesce fuor d’acqua. Ok, forse per loro un ragazzone di 30 anni non è pronto a sborsare qualcosa, quindi merito ben poca attenzione. Torniamo alle auto. Vedo subito due luccicanti Junior nel loro allestimento denominato SPECIALE che fa bella mostra di se sulle fiancate. Mi avvicino, nessun prezzo esposto, solo un cartellino quasi invisibile che tenta per la vergogna di sfuggire allo sguardo dell’osservatore. Il poveraccio recita:“A partire da 31.900 euro”.

Alfa Romeo Junior

Dentro di me esclamo frasi in romano apprese dai celebri sketch di Marco Giallini e mi convinco, essendo al cospetto di una versione di punta, che tutto sarà più o meno all’altezza. Prima di entrare per un millesimo di secondo mi passa per la mente la scritta “Milano”, ma la rimuovo prontamente scacciandola con un esorcismo interno che manco il Padre Amorth dei tempi migliori avrebbe fatto. Mi accomodo sui sedili, che richiamano vagamente a qualcosa di sportivo: sono comodi, apparentemente ben profilati anche per me che sono robusto, e la posizione di guida sembra azzeccata. Queste Alfa Romeo Junior figlie di Stellantis puntano molto sulla tecnologia. In effetti sembra essercene molta all’interno.

Alfa Romeo Junior

Peccato che questa esposta abbia la batteria scarica o staccata, così come la sua gemella, ed è quindi impossibile farsi un’idea di quale sia l’impatto visivo con i suoi 2 schermi. Poco male, uscendo ho aperto la portiera di una vettura destinata al test drive scoprendo un piacevole display centrale (a mio avviso ben definito) e un macabro cluster digitale degno delle peggiori menti. Non contesto la qualità visiva ne tantomeno le funzioni, quelle non ho potuto testarle.

Alfa Romeo Junior

A scioccarmi è il fatto che sia incastonato all’interno del classico binocolo di Alfa Romeo uno schermo rettangolare che nelle grafiche simula i bordi circolare del binocolo pur essendo un rettangolone. Ahh dannazione. Possibile che nessuno abbia fatto presente questa cosa? Possibile che nessuno ne abbia notato l’estetica posticcia? In realtà lo sanno eccome, ma il display rettangolare è molto più economico di uno a “binocolo”. Vabbè pazienza, sceglieremo la versione a lancette….che non esiste. 1 a 0 per Stellantis, mi ha fregato (per non dire altro) anche questa volta.

Alfa Romeo Junior

Mi soffermerei ancora un po sugli interni. Ricordano troppo le cugine francesi. Non riesco proprio a digerire la forma del volante in crisi d’identità, il cambio che sembra il bottone di una macchinina dell’autoscontro e qualche pulsante in comune con i marchi transalpini. Qualità percepita? Giudicate voi andando in concessionaria. Io trovo tutto piuttosto scadente e ogni plastica lucida provoca in me un semi-svenimento. L’Alfa Romeo Junior è solo il primo modello del Biscione da quando parla con la erre moscia, ma non riesco proprio a inquadrarla come vorrei o dovrei. E’ un piccolo suv/crossover venduto a un prezzo esorbitante sperando di far breccia con il nome di un marchio glorioso.

Alfa Romeo Junior

La piuttosto criticata (da me) Tonale al confronto sembra una super auto, per non parlare di Giulia e Stelvio. Qualcuno adesso esordirà dicendo che sono auto di categorie diverse, ma la verità è che sembrano proprio marchi diversi. Pochi e ben nascosti sono gli elementi stilistici in comune. Se a ciò si aggiunge anche il passaggio di testimone, è ancor più evidente il distacco dal filone FCA a quello Stellantis. FCA, dannazione, non pensavo di dirlo, ma quasi quasi ci manchi. Abbiamo criticato, contestato, ripreso e sgridato qualcosa che ora a tratti rimpiangiamo. Tutto fa ancora più male pensando a Marchionne, che oggi, a furia di rivoltarsi nella tomba ha scoperto un paio di giacimenti petroliferi. Lui, Sergione, le stava provando tutte per rilanciare i marchi Premium italiani. Non si può certamente dire lo stesso dei suoi successori.

Alfa Romeo Junior

Lo sfogo di oggi giunge al termine. Direte che ho parlato poco o nulla della nuova Alfa Romeo Junior e avete ragione. Faccio difficolta, mi contorco, mi vengono le convulsioni e una serie di reazioni allergiche che mal si prestano a qualcosa che possa sembrare una recensione. Così, per non tornare a bocca completamente asciutta scatto un paio di foto. esattamente due. Una al volante e una a un dettaglio che mi ha fatto raggelare il sangue nelle vene.

Alfa Romeo Junior

Laddove si trova su altri modelli e allestimenti una pulsantiera al lato sinistro dello sterzo, qui ci sono 4/5 bottoni finti che sostituiscono i veri. Potevano applicare semplicemente una mostrina, o ricavare un cassettino e invece? Invece lasciano tutto così, a vista, senza curarsene minimamente. Stessa identica filosofia dei venditori, che vedendomi scendere dalla Alfa Romeo Junior dirigendomi verso la porta non mi hanno rivolto neanche uno sguardo e stavolta il mio buonasera è caduto nel vuoto cosmico.

Alfa Romeo Junior

Sconsolato da questa surreale esperienza ma soprattutto dall’ennesima Alfa Romeo che non posso comprare per scelta, decido di fare qualche chilometro per consolarmi con i difetti della concorrenza. Mi reco nello showroom di un concessionario Audi/Volkswagen e compagnia bella. Molto appariscente dall’esterno, con loghi illuminati a giorno, ma piuttosto piccolo all’interno. Il pastore lombardo del famoso meme direbbe:”piccolo ma caratteristico”. In effetti non posso esporlo a nessuna critica.

 

La porta scorrevole mi apre il passaggio, entro, inspiro, e ancora prima di espirare vengo intercettato da un venditore che dopo avermi salutato con un allegro buonasera incalza: “Posso offrirle un caffe? Forse è troppo tardi però, sono le 18, preferisce un succo o un’altra bibita?” Io rifiuto gentilmente, lui non insiste ma si mette a mia disposizione suggerendomi di chiamarlo se avessi avuto bisogno. Nel frattempo mi avrebbe aspettato vicino alla sua scrivania, ma senza telefono, senza poltrona e senza indifferenza. Ecco, forse all’approccio Stellantis preferisco questo. Alla totale attenzione preferisco l’eccesso o una qualsiasi via di mezzo che sappia di rispetto ed educazione. Oggi non comprerò ne un’Alfa Romeo ne un’Audi, ma se proprio avessi dovuto scegliere, sarei uscito dalla concessionaria con una tedesca.

Auf Wiedersehen Stellantis, oggi come allora, non ti smentisci mai.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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