Quando si parla di Alfa Romeo Spider, per noi italiani si parla di Spider in senso lato. Una vera e propria “volgarizzazione del marchio industriale” analoga a Jeep o a Rimmel.
Questo significa essenzialmente due cose: che l’Alfa Romeo Spider piace e che è entrata nella cultura popolare. È entrata nel mito.
“Long Story Short”
Negli anni ’60, la “cash cow” di Alfa Romeo era la berlina Giulia. Un po’ come oggi una “gamma completa” si definisce quando un’auto è declinata in berlina e SUV (minimo sindacale) all’epoca doveva essere Berlina, Coupé e Spider.
La Giulia Berlina la conoscono tutti, la Giulia Coupé ancora di più, visto che la GT Junior è una delle Alfa più desiderate di tutti i tempi, ma la Giulia GTC è molto meno conosciuta.
Creata da Bertone, togliendo il tetto alla versione coupé, non riscontrò il successo commerciale sperato. La dirigenza Alfa allora decise intelligentemente di cambiare totalmente strada e commissionò la “Giulia Spider” a Pininfarina che stava lavorando alla Superflow.
Della dreamcar di Pinin, la Spider ereditò le forme, diventando quell’”osso di seppia” che tutti conosciamo benissimo.
Lascio al video il resto della storia, la presentazione sulla turbonave “Raffaello” e l’ingresso nella leggenda con Dustin Hoffman perché voglio concentrarmi sulla terza serie “aerodinamica” che Alfa Garage ci ha messo – parzialmente- a disposizione.
L’Alfa Romeo Spider terza serie fu la meno amata della storia del “Duetto” a causa delle appendici aerodinamiche in plastica al posteriore. Molto funzionali dal punto di vista aerodinamico oggi le donano un aspetto forse troppo “moderno” per la tipologia di auto. Eppure, al sottoscritto, è forse la versione che piace di più assieme alla “ultima”. Meno inglese, meno “Jaguar”.
Mentre insieme andiamo nella location scelta per gli shooting, la vedo davanti, piccola, in un bellissimo Rosso Alfa, larga appena un metro e sessanta, bassa e schiacciata a terra con quei fari bassi e mi ricorda quasi una piccola 75, ha quella “cattiveria” anni ’80 che le altre non hanno.
Questa è una versione Quadrifoglio e, pur avendo lo stesso motore AR00515 della Giulia, con gli stessi 126 cavalli su 1000 kg, all’interno cambia tutto. Sedili grigio ghiaccio con impunture rosse, molto moderni e comodi, seduta bassa, rivestimenti in velluto rosso e volante con cuciture rosse. L’hard top personalmente lo toglierei subito ma anche quello fa parte della particolarità della terza serie e, in una giornata fresca come quella scelta per girare, rende davvero al meglio l’anima duplice di questa Duetto. Spider e Coupé, Estate ed inverno, Utilità e Gioia di vivere.
Purtroppo per ragioni assicurative, non abbiamo potuto provare il Duetto su strada aperta ma vi assicuro che in strada… chiusa, la spiderina di Arese si comporta come ci si aspetterebbe che facesse.
Lo schema posteriore a ponte rigido, all’apparenza non raffinato, in realtà le dona un comportamento leggermente ballerino che le dona. L’avantreno incisivo e preciso, in perfetta sintonia con ciò che è il carattere delle sportive di Arese, si inserisce con decisione ed il posteriore se si esagera si alleggerisce, ma la trazione posteriore lo fa rimettere immediatamente in traiettoria, veloce come un controllo elettronico, divertente come una sportiva senza tempo.
Non è una delle mie Alfa preferita, la duetto, ma per me che ho un debole per le spider sta subito simpatica. La sua linea quasi inglese ed il suo carattere inconfondibilmente da Alfa mi ci ha fatto trovare immediatamente bene e, coccolato dalla seduta comoda, bassa e ben stesa, avrei voluto subito farci un centinaio di km per andarci al mare in dolce compagnia per godermela per quello per il quale è stata pensata, e sorridendo per quanti, praticamente tutti, si girano a guardarla. Perché il duetto è leggenda e non si diventa leggenda per caso.