Nel Marzo 2019 il mondo conosceva l’Alfa Romeo Tonale. Da quel giorno il vuoto, o quasi. Il mid-suv del biscione ha risvegliato in molti automobilisti l’interesse verso il marchio italiano. Tale interesse non è però stato ricambiato ne dal marchio ne dal gruppo che continuano a rilasciare informazioni poco precise e a volte inattendibili perché frutto di qualche “troppo personale” interpretazione. L’Alfa Romeo Tonale è di fondamentale importanza per FCA: andrebbe infatti a colmare un vuoto, e simbolicamente rimpiazzerebbe i tanti modelli mai nati.
Giulietta, Mito, Brennero, GTV, Giulia Sportwagon, i nomi si rincorrono, ma i fatti non arrivano. Nel frattempo la concorrenza ha ormai un vantaggio incolmabile. Ha preso il largo a suon di Tiguan, X1, Q3, GLA e non solo. Giocando in casa FCA ha ben due prodotti eccellenti che doneranno il loro DNA alla Alfa Romeo Tonale: sono la Jeep Compass e la Renegade. Un DNA “mutato” e di certo non puro come vorrebbero i veri alfisti. Eppure le capacità per un rilancio in grande erano tutte li. Giulia e Stelvio avevano spianato la strada per un futuro roseo e ricco di modelli, gli impianti italiani erano in “ristrutturazione” e il popolo si stava convincendo che forse, l’Alfa, quella vera era tornata.
L’Alfa Romeo Tonale è solo la punta di un iceberg di rimpianti
La piattaforma Giorgio era li, pronta a esser modificata e adattata alla nuova nata Alfa Romeo Tonale. Troppi dubbi, troppe incertezze e troppi tira e molla hanno però condannato il progetto e azzerato ogni chance di rivedere la “super piattaforma”. Pensandoci bene, stando ad alcune dichiarazioni fatte ai vertici di FCA, l’investimento per “mettere al mondo” le attuali Alfa non è stato neanche lontanamente ripagato dalla vendite. Questa però è una storia nota, fatta di follie industriali e scelte incomprensibili. A questo pacchetto già abbastanza disastroso vanno aggiunti anche i 6 miliardi di prestito che FCA ha chiesto all’Italia, denaro tuttora nelle casse “austroitaliche”.
Ciligiena sulla torta Stellantis e la delocalizzazione che creano altre incertezze agli occhi di chi osserva e alle orecchie di chi ascolta le recenti mirabolanti conferenze stampa. Siamo delusi, siamo amareggiati, siamo dispiaciuti perché da italiani avremmo voluto qualcosa di diverso. Avremmo puntato tutto sul rilancio di uno dei marchi più celebri al mondo. E perdonatemi se questo sfogo vi sembrerà fuori luogo o addirittura di cattivo gusto, ma da italiano, da alfista, faccio i conti in tasca e mi rendo conto che forse ad Alfa è toccata una sorte ancor peggiore di quella che vede Lancia morente nel dimenticatoio.
Da possessore di Giulietta dal 2011 mi chiedo quale auto potrebbe fare al caso mio, che da giovane italiano rimasto in patria vorrei vedermi a bordo di un’auto che rappresenti il mio animo ma anche le mie esigenze. Se per realizzare tutto ciò devo scendere a compromessi, acquistando un suv dal corredo genetico misto, mi perdonerete se rivolgerò lo sguardo altrove, magari proprio tra le file dei tanto detestati cugini tedeschi.
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