C’era una volta l’America, c’era una volta il V8. C’erano le Muscle Car e la passione per i motori, quella che sa di benzina ed olio minerale, di barbecue e di amici che la condividono senza necessariamente indossare vestiti costosi.
La Chevrolet Camaro SS è esattamente questo; la vedi e ti viene in mente transformers, ti vengono in mente le hot-wheels e all’improvviso ritorni bambino.
Questa è un prova speciale che invéro non doveva nemmeno eistere. Nasce da una vacanza in Florida con mia moglie in cui da buoni “italiani modello base” avevamo noleggiato una Mustang Cabrio, anzi, Convertible. E lo confesso senza problemi che quando all’autonoleggio mi dissero che la Mustang non c’era più ci rimasi male. “Estacionamiento 428, Convertibile Normal” (in molti autonoleggi USA, le chiavi sono già dentro l’auto che viene assegnata con il numero di posto) mi dice il ragazzo cubano del ricevimento con la strascinata cadenza di Cuba e, un po’ abbattuti e con il terrore di trovarci davanti una Nissan Sentra col tetto segato via o chissà che altro, ci avviamo verso lo stallo a noi destinato.
Improvvisamente tutto cambia, dietro una Chevy Tahoe vedo la Camaro; è Convertibile e, soprattutto, c’è un badge rosso che spicca nella calandra cattivissima: SS – Super Sport.
Significa una cosa e prima ancora di togliermi di dosso lo zaino o riporre il trolley mi fiondo ad aprire il cofano per ammirare quello splendido sei litri e due, V8 con la stessa meraviglia con cui un bimbo ammira un albero di Natale.
Dopo aver capito come gestire il non proprio intuitivo sistema per separare il carico nel bagagliaio dallo spazio destinato al tetto ripiegato, si mette in moto e subito si rimane ammaliati quell’inconfondibilmente americano rombo metallico e ricco di frequenze medie che ricorda la chitarra di Eddie Van Halen.
Si ritorna alle origini, a quella passione di cui si parlava poco fa. Un seimiladue, V8 aspirato a iniezione diretta di benzina non è cosa da tutti i giorni per noi europei.
La risposta al pedale dell’acceleratore senza le briglie imposte dalle normative antinquinamento nostrane è istantanea, roba da motore a carburatori. 4 secondi secchi per arrivare a 60mph (il nostro 0-100km/h), scarichi liberi e tetto giù. Ci inseriamo nella Route 27 allegramente e il sovrasterzo arriva subito, le ruote posteriori slittano e fumano per 50 metri abbondanti ed in un attimo si è già alle 70 miglia orarie che inesorabili cartelli ed inflessibili sceriffi ti fanno passare la voglia di superare.
La questione vecchia come Noè secondo la quale le auto americane sono buone solo per il dritto è da superare. La Chevy Camaro SS è divertente, ha uno sterzo a livello di una compatta sportiva europea come la nostra Giulietta ed un telaio che, nonostante il tetto in tela, segue bene le intenzioni del guidatore e l’enorme coppia del motore da cacciabombardiere.
Tempo fa ebbi già modo di provare la versione Coupé con il 2.0 turbo 275cv qua in Italia e piacque molto ma si capisce che il 2 litri non è il suo motore, perché questa macchina straordinaria vuole di più ed è in grado di gestire e farti divertire di più.
Prima che “quelli che la notte non si può girare più” sostituiranno totalmente con le ricariche rapide e i monitor HD la nostra desueta passione per l’auto che puzza di benzina ed olio vale la pena di godersi queste meravigliose macchine nate dalle officine fumose, dalle mani sporche, dalle tute da lavoro e dalla dedizione per i motori con il solo intento di divertirci macinando le strade riarse dal sole con le loro partenze in burnout, loro traversi infiniti e il loro suono rock and roll.
God bless America.