Chi scrive sogna una Punto GT in garage. È un dato di fatto ed è così dal 1996, quando per la prima volta ne ha vista una nel paesello amiatino nel quale ha trascorso buona parte dell’infanzia. Eppure la Punto Racer davvero non la conoscevo fino a poco tempo fa.
Casualità vuole che di recente abbia scoperto che a Volandia, museo del volo all’Aeroporto di Malpensa, ci sia una collezione di auto di Bertone e lì ci sia, in bella mostra, l’utilitaria di segmento B più diffusa degli ultimi trent’anni in una versione 2+2.
Coupé. L’epoca d’oro delle sportivette
Belli erano i tempi nei quali non erano i SUV ad essere desiderati in versione coupé. La Fiat aveva a listino la Coupé che abbiamo provato e le cabriolet erano altrettanto popolari. Così nel 1994, quando è uscita la Punto GT, Bertone pensò che la bara a quattro ruote più desiderata degli anni ’90 potesse essere una valida piccola 2+2 con il tetto “tagliato” (coupé in francese). All’epoca Ford Puma ed Opel Tigra erano al di là dal venire al mondo e le piccole semento B coupé erano merce rarissima.
La Punto Racer
Così, al Motor Show di Torino del 1994 venne presentata la Punto Racer, con stilemi che ricordano vagamente le Alfa GTV ed un’anima da weekend. L’accoglienza fu calda anche se non si sapeva molto di quelle che sarebbero dovute essere le migliorie meccaniche al già valido 1.4 da 133 CV. Si parlava di sostituirlo con motore Twin Spark di derivazione Alfa, cosa che avrebbe spinto la Punto Racer molto oltre i limiti del suo telaio che, a sua volta, avrebbe dovuto ricevere aggiustamenti.
Purtroppo il progetto non fu portato avanti ed oggi la possiamo trovare nella collezione Bertone di Volandia che, se siete in zona Aeroporto di Malpensa, vi consigliamo, magari attaccandolo al museo Agusta, dall’altra parte dell’aeroporto. Una cosa è certa, la Punto GT è leggenda. Nessun’altra auto ha mai più avuto quella scritta sul libretto d’uso e manutenzione. “Si sconsiglia l’uso di questa automobile a chi ha scarsa attitudine alla guida”. Da sola forse non basta a renderla leggenda?
Un mito per quelli che, come il sottoscritto, negli anni ’90 erano lontani dal prendere la patente ma che si nutrivano dei racconti di quelli più grandi. Sicuramente ingigantiti per non sfigurare con gli amici (ed i cuggini) al bar ma che hanno contribuito ad alimentare la passione per i motori di una generazione.