Poteva mai Skoda fanalino di coda del gruppo VW non proporre un Suv – Coupé? Non offendetevi. So bene che ormai Skoda di ultima della lista ha ben poco. Sono anni che con sapiente marketing e vetture azzeccate il gruppo VW ha rilanciato il marchio. Persiste tuttavia l’errata convinzione che Skoda sia ancora un marchio di seconda classe. Niente di più sbagliato. Lo dimostrano le vendite ed entrando in una qualunque Skoda, coprendo il loghi, potremmo benissimo trovarci a bordo di una “banalissima” VW se non fosse per alcune soluzioni che hanno reso celebre il marchio ceco. Ma torniamo a questa coupé rialzata.

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Si chiamerà Enyaq tanto per cominciare, e il nome al momento è fonte di molte informazioni. Enyaq deriva dal termine celtico Enya che deriva dal gaelico Eithne. Al momento ciò non vi dice nulla, ma il realtà conta il senso: significa infatti essenza, spirito, entità. Tutti sinonimi che potremmo abbinare a questa Skoda. Dalla Germania però fanno sapere che il nome ha molto a che fare con la sua iniziale, appunto la E, iniziale di elettricità e la finale Q che identifica i suv. Eh già, perché a quanto pare la Enyaq sarà solo elettrica. Il telaio infatti è il classico MEB che VW usa per la sua ID.3 e userà per le future elettriche.

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Esteticamente ci sono forti richiami alle attuali Skoda e un paio di soluzioni che a mio avviso rovinano un po l’insieme. Non stimo questo tipo di veicoli e non inizierò di certo ora, eppure vedendo le foto di questa Eniaq vestita di giallo ho provato interesse. Guardandola meglio mi sono però reso conto che qualcosa stonava. Una su tutte l’obbrobriosa fascia led presa in prestito dall’altrettanto inguardabile Golf 8. Qui addirittura va a dividere l’enorme e sportiva calandra anteriore ma il motivo secondo me è presto detto. Provate a rimuovere questo componente luminoso e vi ritrovate una BMW X4 con i fanali affusolati.

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Al posteriore le cose non cambiano molto. A prima vista ho gioito nel non vedere subito la medesima fascia led che collega i gruppi ottici posteriori. Uno sguardo più attendo però ha rivelato la sua presenza nella parte bassa del paraurti laddove solitamente in caso di incidenti va tutto in frantumi. Soluzione coraggiosa, ma anche provvisoria perché al momento parliamo di una ipotesi prototipale. C’è però da dire che la Enyaq trae ispirazione (anche nel colore) dalla concept Vision iV e che quindi di buono rimane l’idea di sviluppo intorno a un prototipo che aveva attirato molto l’attenzione.

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Rimaniamo in attesa di altre notizie, dovremmo vedere la Enyaq già nel 2020 e sarà presto in buona compagnia perché Skoda fa sapere di avere in mente per il 2022 ben 10 veicoli elettrici. Vediamo come se la caverà questa vettura a zero emissioni nell’immediato futuro.

 

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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