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Supra Manhart: adesso la coupé è ancora più cattiva

E se vi dicessimo che la Supra Manhart è realtà? Vi abbiamo già parlato delle difficolta di elaborazione della Toyota Supra che stanno incontrando in Giappone. Tutto questo ha però stimolato dei tuner europei che ingolositi dalle similitudini con la Z4 sanno come rinforzare queste insolite gemelle. È il caso specifico di Manhart elaboratore specializzato nel pompare le BMW che da qualche giorno propone un cura anabolizzante anche alla giapponese. La Supra Manhart riceve un kit denominato MHTronik che va ad agire direttamente sul motore. Sostanzialmente si tratta di un modulo che va a “rimappare” il 6 cilindri regalandogli nuova verve.

Supra Manhart

Ad aiutarlo nel sofisticato compito ci pensa anche un impianto di scarico a comando elettronico che esalta le note della coupé.  Tutto ciò si traduce in ben 446cv, ben 110 in più rispetto a quelli di serie. A crescere è anche la coppia che passa ora da 500 a 650nm. Tale grinta permette alla Supra Manhart di affascinare anche i più scettici. Però è cosa nota che la potenza è nulla senza il controllo. Ed ecco allora che in soccorso arrivano due soluzioni. La prima include un assetto ribassato e molle H&R e la seconda un set completo e specifico di coilover KW Variant 3 che vengono tarate su misura per assicurare la massima efficienza. Le sorprese però non finiscono qui. Anche l’occhio vuole la sua parte e la Supra Manhart si veste di un bel nero attraversato da alcune strisce rosse nei punti giusti.

Supra Manhart

Poche modifiche ma mirate che fanno di lei un’auto desiderabile. Significativa in tal senso la scelta di adottare dei cerchi in lega da 20 pollici. I più esigenti potranno richiederli in tre colorazioni diverse. Standard ovvero diamantati oppure verniciati di nero opaco o lucido.  La Supra Manhart concede ai suoi cliente anche uno step successivo. Nei paesi in cui sarà legalmente possibile la coupé si spoglierà del catalizzatore, dello Start&Stop e del sistema che amplifica il sound. L’adozione infatti di scarichi specifici e “performanti” annulla di fatto l’esigenza di “rinforzare” il suono che viene convogliato nell’abitacolo.

Supra Manhart

Anche gli interni si rifanno il trucco. I rivestimenti cambiano e a scelta possono essere di colore nero o ancor meglio in fibra di carbonio. Quest’ultima soluzione esalta gli interni della Supra Manhart donandole un tocco racing sempre gradito ai più “attenti”. A beneficiarne maggiormente è il tunnel centrale dove il carbonio avvolge la leva del cambio.  Nota dolente il prezzo che in casi simili non è una sorpresa. La Supra Manhart però può essere configurata in diversi modi, il pacchetto non deve necessariamente essere completo. Per intenderci potete procedere con le varie modifiche al motore senza intervenire su scarico e assetto.

Supra Manhart

Sappiate però che il kit completo nella sua versione “migliore” sfiora i 20 mila euro ai quali vanno sommati i costi della Supra “standard”. Siete dunque avvisati. Sa avete la fortuna di possedere una bellissima Supra ma cercate qualcosa in più il tuner tedesco potrebbe fare al caso vostro. Siamo certi che non vi pentirete degli interventi, la fama di Manhart lo precede e le “quotazioni” sono in rialzo. A molti basta sapere che è riuscito laddove i nipponici hanno miseramente fallito. Tuttavia siamo certi che dal Giappone presto ne vedremo delle belle.

Ermanno Ceccherini

Quando è tempo di presentazioni sono sempre un po’ perplesso. Presentarsi può essere una banalità, una prassi semplice e quasi automatica se la si fa istintivamente e senza troppi pensieri. Pensate a quando vi presentate con qualcuno e 10 secondi dopo nessuno dei due ricorda il nome dell’altro. Ma se la presentazione ha un significato più profondo e fa parte di una relazione che si spera essere poi duratura, allora le difficoltà salgono. Ed è questo il caso. Ma va fatta, e allora... Mi presento. Il mio nome è Ermanno è la prima cosa da sapere su di me è che ho un’insaziabile fame... di motori. Ricordo nitidamente il momento in cui questa mia passione è sbocciata. Ero lì, avevo poco meno di 3 anni, e le gambe di mio padre erano il collegamento tra me e una sgargiante Fiat Coupè 16v Turbo. Tenevo con forza lo sterzo tra le mani ed ero affascinato da quel mondo tanto vicino quando misterioso. Qualche anno dopo mi ritrovavo in sella alla mia prima motocicletta, una pitbike, di quelle che si mettono in mano ai ragazzini, e io, poco più che poppante mi troviamo nuovamente difronte a un amore incondizionato per qualcosa che non conoscevo. Sono bastati pochi metri per capire che anche il mondo delle due ruote faceva parte di me; altrettanti per rendermi conto che l’asfalto ha una consistenza tale da non lasciare scampo alla pelle. Primo giorno, prima caduta, primi incoraggiamenti da chi oggi mi guarda da lassù a risalire in sella. E così ho fatto. Da allora non ho più assaggiato l’asfalto, ma continuo ad assaporare il vento in faccia e quel senso di libertà che solo le due ruote sanno darmi. Una decina di anni dopo sono arrivati i 18. Li aspettavo con ansia ma solo perché sapevo che con loro sarebbe arrivata la patente. Tra le mani una MiTo con così pochi cavalli da far sembrare la Coupè una supercar, eppure la legge non mi permetteva di guidare altro. Gli anni passano, e oggi, che ne ho 26, di auto e moto ne ho viste e provate parecchie. Ho sviluppato nel tempo uno strano senso critico. E per critico non intendo tanto la capacità di giudicare quanto piuttosto una ingombrante vena polemica che spesso mi spinge a gettare fango sulle auto moderne. Sarà forse perché tra le mani ho sempre qualche intrigante youngtimer? Chissà, questa è un’altra storia. Questa è una parte di me, tanto altro lo leggerete nei vari articoli. Benvenuti su Piedi Pesanti !

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